Il decumanus maximus della città è identificabile con l'asse costituito da via Palestro e da una parte di via Arduino; esso correva con andamento irregolare EO, dovuto al fatto che si snodava a mezzacosta di un declivio alluvionale, parallelamente al corso della Dora. Resta ancora incerto determinare il suo tratto più occidentale; se infatti sembra probabile, anche in base ad un adattamento alle condizioni orografiche del suolo, che il decumano principale subisse una deviazione in senso SO, per cui sembra difficile che l'arteria seguisse perfettamente la direzionalità dell'odierna via Arduino, è tuttora complesso stabilirne l'esatto andamento e, soprattutto, se esso rappresentasse la porzione urbana della direttrice per Augusta Taurinorum. Questa ipotesi, sorta dall'opinione che proprio nel settore più occidentale fosse stanziato il primo nucleo abitato, preromano, di cui tuttavia non si hanno tracce archeologiche, e che la via EO fosse l'asse generatore di tutto l'impianto urbano romano, non trova testimonianze certe, anzi, sembrerebbe più accettabile, in base ai dati raccolti dalla Brecciaroli Taborelli, che il rettifilo collegante Eporedia ed Augusta Taurinorum fosse il Cardo Maximus. Il decumano risulterebbe invece il tratto urbano dell'arteria proveniente da Est, dalla Pianura Padana e diretta verso i due valichi transalpini occidentali dell'Alpis Graia e del Summus Poeninus. Va sottolineato che, pur non esistendo dati archeologici certi riguardo al percorso in direzione del Ponte Vecchio e pur ammettendo che la cartografia storica riporti una situazione posteriore al periodo romano, proprio questa porzione della città è chiaramente rappresentata nel Theatrum Sabaudiae, in cui si osserva come dal ponte esca una strada, in direzione Sud/Sud-Ovest, passante per un accesso definito “Porta di Torino”.
Tratti di lastricato dell'antico decumano sono attestati da scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte tra Piazza Balla e vicolo dell'Arco. De Jordanis informa che “negli anni 1879 e 1882 facendosi lavori di sterro, si scoprì, alla profondità di circa 3 metri dal livello attuale del suolo , un considerevole tratto del suo selciato, da fuori Porta Vercelli fin quasi al punto in cui, dalla via centrale si diparte la via Palma …”. Perinetti segnala di aver visto di persona un tratto del selciato del decumano, davanti alla Chiesa di S. Salvatore, in via Palestro, all'altezza dell'incrocio con via Giacosa (che porta al Teatro Civico), intorno al 1940, quando furono eseguiti alcuni lavori di sterro per la posa di cavi telefonici.
La situazione di incertezza legata alla definizione del tracciato del decumano è ulteriormente complicata dal fatto che più difficile risulta l'identificazione del cardo maximus. Presumibilmente questo rettifilo correva da Nord a Sud, verso Augusta Praetoria, con un andamento che può dirsi sopravvissuto nella maglia viaria medievale. Fraccaro individuava gli assi generatori nella maglia della centuriazione, in particolare nel cardo, visibile a Sud di Ivrea, nei pressi di Strambino e passante in area urbana ad Est del teatro, che vi si adegua nell'inclinazione. Si potrebbe in tal caso identificare con l'arteria di via Cattedrale che, tenendo presenti le variazioni che ha subito nei secoli, si trova sullo stesso allineamento di via Siccardi e del secondo ponte romano sulla Dora Baltea, il cosiddetto Pons Maior. In tal caso si ritroverebbe l'orientamento del cardo della centuriatio ad anche l'asse NS verrebbe a costituire uno degli assi generatori della maglia urbana eporediese. Un'ipotesi alternativa sarebbe costituita dall'identificazione del cardine principale con il rettifilo di via IV Martiri (la vecchia via Palma) che risalirebbe, ad Ovest del teatro, fino all'altura del Castello, seguendo la morfologia della collina ma il suo andamento non coinciderebbe, in quanto maggiormente inclinato verso Ovest, con quello dei cardini della centuriazione. I ritrovamenti del secondo ponte sulla Dora e della banchina indurrebbero a propendere per la prima ipotesi, avvalorata dal fatto che, ancora nel Theatrum Sabaudiae, il termine di via Siccardi da verso uno sbocco sulla Dora. Va inoltre sottolineato il fatto che un ponte così monumentale, con 10 arcate a coprire una luce di 150 metri, non avrebbe avuto senso, a mio parere, su una strada secondaria; doveva certamente essere uno degli ingressi più importanti alla città, attestato sulla parte terminale della via proveniente da Augusta Taurinorum.
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